Una politica di lungo periodo

___________________________________di Dino Perrone

 

 

La Legge di Stabilità  non contiene quelle misure ritenute necessarie per imboccare definitivamente la via della ripresa. Colpa anche di un quadro politico che si mostra sempre pi๠incapace di avere uno sguardo profondo e consapevole

 

Continua, anche in questo novembre, l’avvilente autunno dell’Italia.

Autunno scandito, nelle ultime settimane, dai persistenti avvitamenti che si registrano attorno al varo della versione definitiva della Legge di Stabilità .

Eravamo stati facili profeti preconizzando, già  agli inizi di settembre, un tipo di manovra tutto sulla “difensiva” ed incentrato sull’obiettivo di rientrare nei parametri europei in materia di rapporto fra debito e prodotto interno lordo.

Così è stato e così continua ad essere, anche in presenza dei corposi correttivi sollecitati anzitutto dalle parti sociali. Il governo Letta si è dichiarato pronto a recepire e, se possibile, accogliere le richieste di modifica al testo che arriveranno in sede di approvazione parlamentare. A condizione, tuttavia, che i saldi restino invariati.

Formula, questa, che in concreto chiude la possibilità  di modificare nel profondo la filosofia stessa della manovra economica, consentendole di dare una vera spinta alla domanda interna e sollievo al costo del lavoro per le imprese.

L’insufficienza dei tagli alla spesa pubblica, così come allo stato è configurata, non consente di perseguire con efficacia questo obiettivo. La conseguenza, pertanto, è che al Paese vengono lanciati segnali poco rassicuranti sul fronte della ripresa.

A tutto ciಠsi sommano le crescenti fibrillazioni di un quadro politico che non sembra in grado di reggere adeguatamente il peso ingombrante di una coalizione fondata sulla logica delle “larghe intese”.

Insomma l’autunno del Paese sembra destinato a durare molto a lungo.

Un Paese che, di questo passo, rischia di ingiallire, di accartocciarsi sulle questioni irrisolte come una foglia riarsa. Di morire poco alla volta, quasi senza accorgersene, addirittura senza dolore, in mezzo alle troppe disattenzioni del suo ceto politico.

La lunga crisi economica e sociale che stiamo attraversando sembra infatti avere quasi anestetizzato la politica italiana. Essa appare, agli occhi dei cittadini, come immobile, irresoluta. O peggio ancora occupata in altre faccende che non toccano i problemi reali delle persone.

Eppure proprio in questi frangenti è il caso di ribadire con forza che al di fuori della politica non vi puಠessere alcuna soluzione.

Al di fuori o, peggio ancora, contro la politica vi è solo il caos. Vi è il disastro, il populismo irresponsabile. C’è davvero la morte di un Paese nel suo complesso.

Bisogna allora affidarsi nuovamente alla politica, alla buona politica per passare dalle lamentazioni alle soluzioni. Ma questa buona politica non puಠessere di corto respiro, ostaggio di veti contrapposti e di emergenze che diventano di volta in volta alibi per rinviare nel tempo le scelte fondamentali di cui si avverte drammaticamente il bisogno.

Occorre una politica di ampio respiro e dallo sguardo lungo. Solo così si possono dare le necessarie certezze alle famiglie ed alle imprese modificando anche le aspettative prevalenti nell’economia.

Una politica che abbia la volontà  e la forza di intervenire in maniera sistematica, ad esempio, sulle questioni di fondo che bloccano la competitività  e lo sviluppo del Paese che, non dimentichiamo, negli ultimi venti anni ha avuto una crescita vicina allo zero.

Una politica che, proprio a partire dalla Legge di Stabilità , dia un segnale chiaro della volontà  di uscire dalla recessione attraverso la riduzione della tassazione, in generale, e di quella sul costo del lavoro in particolare.

Una politica capace di ridare ossigeno alle imprese e di aumentare il reddito disponibile delle famiglie a pi๠basso reddito, combattendo l’aumento delle ineguaglianze prodotte ed aumentando la coesione sociale.

Una politica che rimetta in cima all’agenda la questione del lavoro, in modo da scongiurare il rischio sempre pi๠concreto di trovarsi non solo con la disoccupazione giovanile e femminile pi๠alte d’Europa ma anche con un apparato produttivo ridimensionato.

Al di là  delle contingenze e della Legge di Stabilità , al nostro Paese serve proprio questo tipo di politica.

Il resto è vuota chiacchierata.

 

 
 
Dino Perrone
Presidente Nazionale ACAI