Mentre lâesecutivo Letta avvia il suo cammino, il Paese è segnato da fenomeni sociali e comportamentali che indicano quando profonda sia la crisi che stiamo attraversando. Ad esempio, cresce drammaticamente il numero di famiglie che rinunciano persino alle spese sanitarie.
Al termine di una crisi di governo fra le pi๠lunghe, tormentate e drammatiche della storia parlamentare italiana, in questi giorni il nostro Paese è finalmente tornato ad avere un esecutivo nella pienezza dei suoi poteri.
Merito anzitutto della sagacia del Presidente Napolitano, che in questo delicato snodo della nostra vicenda politica ha saputo incarnare meglio di altri lâesigenza di assicurare la necessaria stabilità alle istituzioni, allontanando in tal modo lâipotesi di un repentino ritorno alle urne che, persistendo lâattuale sistema elettorale, certamente non sarebbe risolutivo.
Merito anche di quelle rappresentanze parlamentari che hanno evitato pulsioni autodistruttive, mostrando di voler cogliere in maniera adeguata la domanda di concretezza uscita dalle urne di febbraio.
Merito, ovviamente, anche del nuovo Presidente del Consiglio che, mettendo in piedi una compagine governativa anagraficamente ringiovanita e con una significativa presenza femminile, ha mostrato in giuste dosi tenacia e determinazione attraverso la strada maestra di un dialogo senza pregiudiziali.
Adesso Enrico Letta ha dinanzi un compito non facile da assolvere.
Dovrà riuscire a tenere insieme forze eterogenee per far ripartire il Paese, restituendo alla politica quella credibilità andata in frantumi negli ultimi anni sotto il peso di troppe diffuse incapacità e di particolarismi dal corto respiro.
E potrà farlo, il Presidente Letta, solo se davvero i partiti sapranno anteporre gli interessi dei cittadini alle loro consunte schermaglie fondate su calcoli elettoralistici.
LâItalia ha un drammatico bisogno di essere governata al meglio. LâItalia ha diritto di tornare a guardare senza apprensione al proprio futuro.
Prima i partiti, tutti i partiti, si rendono conto di questo e meglio sarà per tutti.
Siamo oramai drammaticamente vicini al punto di rottura, nel quale le smagliature prodotte dalla crisi possono trasformarsi in strappi e lacerazioni.
Oggi infatti il nostro Paese è segnato da fenomeni sociali e comportamentali che non si attenderebbero da quella che, pur malconcia, rimane comunque una delle principali potenze industriali del panorama internazionale.
Ad esempio, un terzo delle nostre famiglie non si reca pi๠dal dentista perché non se lo puಠpermettere, con ciಠesponendo al rischio di danni permanenti circa due milioni di bambini. La richiesta di apparecchi correttivi è infatti crollata del 40% nel solo 2012.
Altro esempio, sempre in ambito sanitario. Si stima che siano un milione ed ottocentomila gli italiani che, negli ultimi dodici mesi, hanno abbandonato il sistema sanitario pubblico rinunciando ad esami, visite ed analisi. Ciಠa conferma di come si stia allargando in maniera drammatica la fascia grigia costituita da quei cittadini che, non potendo fruire dellâesenzione dal ticket per motivi di reddito, tuttavia non sono pi๠in grado di pagarsi le visite mediche.
Un Paese che non ha i soldi neppure per curarsi è ovviamente un Paese destinato ad ammalarsi. Nel fisico e nellâanimo.
Rimetterlo in piedi, rinvigorirlo, inoculargli fiducia e speranza non sarà facile. Serviranno molte menti e molte mani. Servirà tempo. Saranno necessarie sobrietà e serietà in dosi massicce.
Il nuovo esecutivo è chiamato ad affrontare e provare a risolvere tutto questo.
Saranno significativi i primi passi, i primi provvedimenti. Ma dovrà essere coerente tutto il percorso che verrà compiuto, senza svolte repentine o peggio ancora inversioni di rotta.
Non câè infatti pi๠tempo per atteggiamenti ondivaghi o compromissori.
E sarà necessario che si torni a guardare non solo alle statistiche economiche ma alle persone, alle famiglie, alle imprese, intercettandone i bisogni e le aspirazioni.
Come cittadini è giunto il momento di pretendere un governo che sappia governare, rappresentando una discontinuità evidente e radicale con le sterili e spesso strumentali contrapposizioni ideologiche portate in dote da quel bipolarismo fin troppo âmuscolareâ che ha caratterizzato gli ultimi due decenni.
Questo compito è oggi affidato al Presidente Letta, chiamato non solo a governare ma in una certa misura anche a âguarireâ il nostro Paese.
Dovrà farlo, il nuovo Primo Ministro, con gli strumenti che gli sono stati messi a disposizione, per quanto pochi e malcerti possano essere.
Eâ doveroso augurare buon lavoro a questo governo. E dopo gli auguri, altrettanto doveroso sarà vigilare sul suo operato. Ulteriori fallimenti non sono pi๠consentiti.
Al termine di una crisi di governo fra le pi๠lunghe, tormentate e drammatiche della storia parlamentare italiana, in questi giorni il nostro Paese è finalmente tornato ad avere un esecutivo nella pienezza dei suoi poteri.
Merito anzitutto della sagacia del Presidente Napolitano, che in questo delicato snodo della nostra vicenda politica ha saputo incarnare meglio di altri lâesigenza di assicurare la necessaria stabilità alle istituzioni, allontanando in tal modo lâipotesi di un repentino ritorno alle urne che, persistendo lâattuale sistema elettorale, certamente non sarebbe risolutivo.
Merito anche di quelle rappresentanze parlamentari che hanno evitato pulsioni autodistruttive, mostrando di voler cogliere in maniera adeguata la domanda di concretezza uscita dalle urne di febbraio.
Merito, ovviamente, anche del nuovo Presidente del Consiglio che, mettendo in piedi una compagine governativa anagraficamente ringiovanita e con una significativa presenza femminile, ha mostrato in giuste dosi tenacia e determinazione attraverso la strada maestra di un dialogo senza pregiudiziali.
Adesso Enrico Letta ha dinanzi un compito non facile da assolvere.
Dovrà riuscire a tenere insieme forze eterogenee per far ripartire il Paese, restituendo alla politica quella credibilità andata in frantumi negli ultimi anni sotto il peso di troppe diffuse incapacità e di particolarismi dal corto respiro.
E potrà farlo, il Presidente Letta, solo se davvero i partiti sapranno anteporre gli interessi dei cittadini alle loro consunte schermaglie fondate su calcoli elettoralistici.
LâItalia ha un drammatico bisogno di essere governata al meglio. LâItalia ha diritto di tornare a guardare senza apprensione al proprio futuro.
Prima i partiti, tutti i partiti, si rendono conto di questo e meglio sarà per tutti.
Siamo oramai drammaticamente vicini al punto di rottura, nel quale le smagliature prodotte dalla crisi possono trasformarsi in strappi e lacerazioni.
Oggi infatti il nostro Paese è segnato da fenomeni sociali e comportamentali che non si attenderebbero da quella che, pur malconcia, rimane comunque una delle principali potenze industriali del panorama internazionale.
Ad esempio, un terzo delle nostre famiglie non si reca pi๠dal dentista perché non se lo puಠpermettere, con ciಠesponendo al rischio di danni permanenti circa due milioni di bambini. La richiesta di apparecchi correttivi è infatti crollata del 40% nel solo 2012.
Altro esempio, sempre in ambito sanitario. Si stima che siano un milione ed ottocentomila gli italiani che, negli ultimi dodici mesi, hanno abbandonato il sistema sanitario pubblico rinunciando ad esami, visite ed analisi. Ciಠa conferma di come si stia allargando in maniera drammatica la fascia grigia costituita da quei cittadini che, non potendo fruire dellâesenzione dal ticket per motivi di reddito, tuttavia non sono pi๠in grado di pagarsi le visite mediche.
Un Paese che non ha i soldi neppure per curarsi è ovviamente un Paese destinato ad ammalarsi. Nel fisico e nellâanimo.
Rimetterlo in piedi, rinvigorirlo, inoculargli fiducia e speranza non sarà facile. Serviranno molte menti e molte mani. Servirà tempo. Saranno necessarie sobrietà e serietà in dosi massicce.
Il nuovo esecutivo è chiamato ad affrontare e provare a risolvere tutto questo.
Saranno significativi i primi passi, i primi provvedimenti. Ma dovrà essere coerente tutto il percorso che verrà compiuto, senza svolte repentine o peggio ancora inversioni di rotta.
Non câè infatti pi๠tempo per atteggiamenti ondivaghi o compromissori.
E sarà necessario che si torni a guardare non solo alle statistiche economiche ma alle persone, alle famiglie, alle imprese, intercettandone i bisogni e le aspirazioni.
Come cittadini è giunto il momento di pretendere un governo che sappia governare, rappresentando una discontinuità evidente e radicale con le sterili e spesso strumentali contrapposizioni ideologiche portate in dote da quel bipolarismo fin troppo âmuscolareâ che ha caratterizzato gli ultimi due decenni.
Questo compito è oggi affidato al Presidente Letta, chiamato non solo a governare ma in una certa misura anche a âguarireâ il nostro Paese.
Dovrà farlo, il nuovo Primo Ministro, con gli strumenti che gli sono stati messi a disposizione, per quanto pochi e malcerti possano essere.
Eâ doveroso augurare buon lavoro a questo governo. E dopo gli auguri, altrettanto doveroso sarà vigilare sul suo operato. Ulteriori fallimenti non sono pi๠consentiti.
Dino Perrone
Presidente Nazionale ACAI