Diario Italiano di Dino Perrone

Un 2020 pieno di incognite e di opportunità

Nel consueto appuntamento di fine anno con i mezzi di comunicazione, il premier Giuseppe Conte ha mostrato l’ottimismo che doverosamente richiede il suo ruolo. Guai infatti se, in piena navigazione, il comandante della nave mostra di temere onde alte e venti contrari. Ma è del tutto evidente che sin dalle prossime settimane di questo neonato 2020 il clima, per il governo in carica, si farà incandescente.

Nuova prescrizione, legge elettorale, ex Ilva, Alitalia, Banca Popolare di Bari. Tanti i nodi che rendono ancora più ingarbugliata una matassa difficile da sbrogliare. E certo non basta il richiamo ad attuare i 29 punti del programma di governo per far dormire sonni tranquilli non solo alla maggioranza, che si dimostra ogni giorno che passa già agitata di suo, ma anche alle famiglie ed al mondo delle imprese e delle professioni.

Resta infatti sempre in sospeso la risposta alla domanda su quale idea di Paese abbiamo in mente. Un Paese inclusivo, accogliente, aperto all’innovazione, pronto a misurarsi con sfide globali. O viceversa un Paese sulla difensiva, aggrappato ai suoi egoismi, ripiegato e persino incattivito.

Dalla risposta a questa domanda dipende la direzione che, in concreto, prenderanno le politiche dell’Italia non solo nell’anno appena iniziato ma nel corso dell’intero decennio che si apre. Sarebbe letale farsi trovare impreparati, sarebbe delittuoso non comprendere che quanto si metterà in cantiere nei prossimi mesi stavolta è destinato a riverberarsi ben oltre l’arco temporale che invece in Italia, purtroppo, si restringe allo spazio tra una elezione e l’altra.

Bisogna costruire una agenda di impegni che vada oltre questo 2020 che si annuncia pieno di incognite ma anche di straordinarie opportunità. Una agenda che guardi, appunto, al profilo che deve caratterizzare il nostro Paese in questo decennio che si è aperto.

Ed in questa agenda una “voce” importante, addirittura fondamentale, non può che essere rappresentata dall’artigianato e dalle piccole e medie imprese.

Non lo diciamo per spirito di parte ma perché è un dato oggettivo e ineludibile. L’Italia è cresciuta ed ha espresso appieno quel genio imprenditoriale che ci viene riconosciuto nel mondo solo quando è stata sostenuta da politiche di sviluppo lungimiranti. Viceversa ha cominciato a declinare quando l’impresa, solo perché impresa, è stata vista con sospetto e l’artigianato si è provato a mortificarlo con normative incoerenti, farraginose e inconcludenti.

Certo il lavoro stenta a decollare e tante famiglie sono in difficoltà. Ma siamo anche un Paese che, storicamente, sa esprimere il meglio proprio quando si trova sul ciglio del burrone.

A volte, per arrivare lontano bisogna fare un passo indietro. Come la freccia dell’arco che più viene tirata indietro, più va lontana.

Ed allora bisogna tornare indietro con la memoria. E riandare all’energia, alla fiducia ed all’entusiasmo di quanti ci hanno preceduti lungo i binari della vita di questa nostra amata Italia. Tornare ad una visione severa ma giusta dell’interesse pubblico, ad un esercizio della responsabilità politica e sociale che non insegua sempre i riflettori della notorietà ed il consenso a buon mercato. Ad una ansia della conoscenza e della ricerca che, praticamente dal niente, ha posto le premesse per costruire una delle prime economie mondiali, pur con tutti i suoi limiti e le sue storture. Soprattutto riandare a quel senso di orgogliosa appartenenza che ha rimesso in piedi una società italiana che si affacciava al secondo dopoguerra del secolo scorso carica di ferite e macerie morali e materiali.

E mi piace ricordare che, in quell’opera di ricostruzione, un ruolo non marginale fu svolto anche dalla nostra Acai.

Riandare quindi all’universo fabbrile e valoriale di quel nostro passato per proiettarsi nel futuro. Solo in questo modo il doveroso ottimismo del premier Conte troverà sponde concrete. Solo in questo modo le tante incognite che reca con sé il 2020 cederanno il passo alle tante opportunità che pure il nuovo anno ha in serbo e che attendono solo di essere colte.