Siamo tutti italiani

________________________________di Dino Perrone

 Sono giorni di dolore per il nostro Paese, scosso dalla cieca violenza di un terrorismo che si nutre solo di odio per scardinare i valori fondanti della civiltà europea. E’ una prova dura, ma occorre superarla per non rassegnarsi ad un futuro di egoismi e sopraffazione.

 

Avrei voluto conoscere Simona che viveva da tempo a Dacca, lavorava in una azienda tessile ed aspettava un bambino.

Avrei voluto conoscere Claudia Maria, volontaria della Croce Verde, da anni impegnata al fianco di un gruppo di medici italiani che si recano in Bangladesh per operare le donne sfregiate e dare loro un nuovo volto.

Avrei voluto conoscere Cristian, padre di due gemelline di appena tre anni.

Avrei voluto conoscere Adele che stava per rientrare nella sua amata Sicilia e non ha fatto in tempo.

Avrei voluto conoscere Nadia, imprenditrice del settore tessile. Avrei voluto conoscere Maria, anche lei imprenditrice e madre di un bambino di tre anni, arrivata in Bangladesh per motivi di lavoro da appena qualche settimana.

Avrei voluto conoscere Vincenzo e Claudio, entrambi imprenditori come Marco, originario di Cordovado.

Li avrei voluto conoscere tutti. Tutti quelli che hanno perso la vita nella strage di Dacca, in Bangladesh, in un bar-ristorante assalito da un commando di jihadisti. Nove italiani, sette giapponesi, una studentessa indiana di appena diciannove anni, tre bengalesi.

Mi sarebbe piaciuto avere la possibilità di ascoltare le loro storie, condividere le loro speranze, sentirmi una piccola parte del loro mondo.

Non ho fatto in tempo. La follia omicida che pervade la nostra esistenza, e che qualche giorno dopo Dacca ha registrato una nuova strage di bambini a  Baghdad, me lo ha impedito per sempre. E adesso mi sento più solo. Ogni volta che qualcuno muore, specialmente in circostanze tragiche come queste, dovremmo sentirci tutti più impoveriti.

Orfani di qualcosa perduto irrimediabilmente e di cui sentiremo per sempre la mancanza.

“I nostri valori sono più forti delle loro follie”, ha dichiarato nell’immediatezza del lutto il nostro premier Renzi. Ed infatti solo con i valori della civiltà, della tolleranza, del rispetto per ogni etnia e religione sarà possibile disarmare questa volontà omicida che si alimenta solo di odio indiscriminato per tutto ciò che è diverso.

Valori, tuttavia, che è più che mai necessario tornare a rispettarli e a coltivarli nell’azione pubblica e nei nostri comportamenti quotidiani, proprio per arginare questa etica nichilista che vuole espropriarci persino della speranza di approdare ad una società più giusta.

Nelle ore del dolore, ancora una volta è risuonato l’appello di Papa Francesco ad attingere a quello che ha definito “l’immenso patrimonio europeo, permeato di cristianesimo”, nonostante tutto pure oggi “capace di ispirare la cultura e di donare i suoi tesori all’umanità intera”. 

Parole fraterne, tese a ricondurci tutti quanti verso quella scintilla di umanità che in troppi si ostinano a voler offuscare. Parole che suggeriscono una riflessione profonda anche sulle storture sociali ancora presenti in questo nostro Occidente. Storture che possono contribuire a renderlo sempre meno incline all’accoglienza e sempre più preoccupato da ogni diversità.

Dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York ci siamo sentiti tutti americani. E poi ci siamo sentiti inglesi, spagnoli, francesi.

Ogni volta, dinanzi alla ferocia dei fanatismi ed all’orrore del terrorismo, ci siamo sentiti vicini alle vittime. Vicini a quei Paesi feriti nel profondo. Ci siamo spogliati dei nostri miseri egoismi ed abbiamo condiviso il dolore che veniva inferto all’intera umanità.

Ci siamo sentiti cittadini del mondo.

Oggi siamo e dobbiamo sentirci tutti italiani. Orgogliosi di esserlo. E speriamo che si sentano italiani anche i cittadini degli altri Paesi.

E’ una prova dura. Siamo in presenza della più grave strage di civili del nostro Paese avvenuta all’estero. Una strage che segue le morti di tanti altri nostri connazionali colpiti in questi anni dal terrorismo di matrice jihadista, da Bruxelles a Tunisi fino a New York. Ma è una prova che dobbiamo superare, con la necessaria fermezza, senza abdicare alla nostra umanità.

Noi siamo e ci sentiamo italiani. In nome e nel ricordo di quelle persone che non abbiamo fatto in tempo a conoscere, ma che rappresentano la parte migliore di un Paese che non si è mai piegato e non vuole piegarsi alla ferocia ed alla sopraffazione.

 

 

 

Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI