Diario Italiano di Dino Perrone

Questo virus non ci piegherà

“La conoscenza aiuta la responsabilità e costituisce un forte antidoto a paure irrazionali e immotivate”, ha dichiarato il Presidente della Repubblica ospitando al Quirinale l’evento per i 30 anni di Telethon.

Parole, quelle pronunciate nei giorni scorsi da Mattarella, quantomai opportune ed autorevoli. Parole per richiamare una necessaria sobrietà nei comportamenti e nelle decisioni di un Paese chiamato a fronteggiare l’emergenza del coronavirus senza lasciarsi travolgere da isterie o da comparsate televisive e sui social che, se mal concepite,  ingenerano solo confusioni ed ansie.

L’emergenza Covid-19, oltre ad aver causato già troppe vittime, sta colpendo pesantemente anche l’economia italiana che, di suo, presenta non da oggi criticità strutturali.

I dati sono già impietosi. Mentre Piazza Affari ha chiuso l’ultimo venerdì di febbraio bruciando 21 miliardi di capitalizzazioni, il governatore di Bankitalia Visco stima ricadute negative complessive pari allo 0,2% del Pil. A sua volta il comparto turistico, se non si registreranno inversioni di tendenza già nel breve periodo, dovrà fronteggiare una contrazione del fatturato pari al 60%.

Danni gravi stanno profilandosi anche per la ristorazione, l’abbigliamento, l’arredamento. Un effetto a cascata che può ulteriormente ritardare quel “cambio di passo” che è invece necessario per rilanciare la nostra economia.

Bisogna scongiurare anzitutto la paralisi del Paese. Il rischio è concreto. Se l’emergenza provocata dal coronavirus dovesse diffondersi a dismisura in tutte le regioni del Nord e durasse qualche mese, buona parte dell’economia nazionale ne verrebbe travolta dal momento che in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria viene generata la metà del Pil nazionale e del gettito fiscale che finisce nelle casse dell’erario.

Parliamo di un’area in cui vi lavorano oltre 9 milioni di addetti occupati nelle imprese private e da cui partono per l’estero i 2/3 delle esportazioni italiane. Un territorio in cui si concentra il 53 per cento circa degli investimenti fissi lordi. Stiamo insomma scherzando con il fuoco.

I primi provvedimenti varati dal governo rappresentano una piccola boccata d’ossigeno, in special modo per le popolazioni più colpite e per il turismo. La sospensione di tasse, contributi e scadenze fiscali nei Comuni delle cosiddette “zone rosse” è un primo segnale di attenzione. Ma ovviamente non basta. E’ auspicabile che a questo segnale ne seguano rapidamente altri. Perché l’Italia non può fermarsi ed il coronavirus, da solo, non può fare ammalare anche la nostra economia.

Appare più che mai necessario rifinanziare gli ammortizzatori sociali, ridare credito alle piccole e medie imprese e che la Pubblica amministrazione onori i suoi debiti in tempi ristretti. Oltre alle misure urgenti è altresì necessario che l’esecutivo metta a punto una misura strutturale che interessi tutta l’economia. In questa ottica il rilancio degli investimenti pubblici appare cruciale, come pure l’ottenimento di una maggiore flessibilità sui conti in ambito europeo.

E’ il momento di mostrare appunto sobrietà, autorevolezza e capacità di visione. E’ il momento che la politica offra il suo profilo migliore, mettendo da parte i tatticismi quotidiani e riannodando il filo di un discorso fiduciario con i cittadini. Discorso che passa necessariamente dalla chiarezza e dalla verità, senza fumisterie e sotterfugi. Il danno d’immagine provocato al nostro Paese dalle incertezze iniziali sulla gestione dell’emergenza e dalle frammentazioni sul fronte politico è molto pesante ed interi settori economici sono già allo stremo.

Ma si è già dimostrato che dal coronavirus si può guarire. Questa emergenza sanitaria quindi non ci piegherà.

Questo virus non ci piegherà perché siamo comunque un grande Paese.

Resteremo in piedi. Ma dovremo anche riprendere al più presto il cammino. Il virus dell’inazione, quello sì, è davvero pericoloso. Ed alla lunga può rivelarsi persino letale.