Quel dolore inaccettabile che deturpa ognuno di noi

___________________________________di Dino Perrone

 
Il moltiplicarsi di episodi di violenza sulle donne mostrano quanto veleno serpeggi in una società  come la nostra, sempre pi๠anaffettiva ed invadente, nella quale i modelli educativi sono andati fragorosamente in frantumi

Qualcosa di molto brutto sta succedendo al nostro Paese. Qualcosa che rischia di devastarne la sua anima profonda.
A segnalarlo è la cronaca, purtroppo oramai quasi quotidiana, di casi di violenze sulle donne. Violenze tra le mura domestiche, per strada, sui luoghi di lavoro.
Violenze perpetrate da sconosciuti come da parte di sbagliati compagni di una vita intera. Violenze di mariti e fidanzati, a volte persino di padri snaturati.
Violenze individuali e di gruppo. Di coloro che non si rassegnano al fatto che una storia sentimentale puಠanche finire come di coloro che una donna l’hanno appena conosciuta, magari nel contesto di una semplice festa o di un incontro occasionale.
Violenze in troppi casi mortali.
Cosa sta succedendo a questo nostro Paese ?
E’ una domanda che solleva tantissimi altri interrogativi. Su cosa stiamo diventando, come società . Sui modelli comportamentali che hanno guidato i nostri passi sino ad oggi, portandoci nel vicolo cieco dell’assenza di sentimento e di ragione. Sul senso di crescente sopraffazione che serpeggia a tutti i livelli ed in tutti i contesti.
Ci eravamo illusi che la nostra potesse essere la società  dell’accoglienza e del dialogo. Facciamo invece i conti con una realtà  che ci mostra una faccia feroce, nutrita di odio, profondamente immatura. Una realtà  che costringe ad aggiornare il nostro vocabolario per aggiungervi il termine “femminicidio”.
Abbiamo a che fare con una emergenza sempre meno silenziosa e sempre pi๠luttuosa. Le donne, nel nostro Paese, possono ancora morire per un incontro sbagliato, per avere detto no, per avere opposto un rifiuto.
Possono morire, le donne del nostro Paese, semplicemente per il fatto di essere donne.
Ed è bene evidenziare che in Italia le donne possono morire indipendentemente dalla razza, dall’etnia e dalla cultura dell’uomo violento.
E’ un dolore che deturpa ognuno di noi. Qualcosa di terribile, inaccettabile, inconcepibile.
Qualcosa ancora pi๠angosciante se poniamo mente a quanta altra ferocia puಠconsumarsi in silenzio tra le mura di casa, senza venire a sua volta mai denunciata perché i panni sporchi, si sa, vanno lavati in casa. E poco importa se questi panni siano inzuppati dal pianto di tante donne costrette a sopportare l’indifferenza di un ambiente sociale che trova pi๠comodo voltarsi dall’altra parte, per non vedere e non ascoltare.
Tutto ciಠmisura la distanza siderale che ancora ci separa da un contesto semplicemente “civile” e rappresenta un dolore inaccettabile che ci coinvolge tutti.
Ci sentiamo impotenti di fronte alla violenza di un ragazzo di 16 anni capace di accanirsi su una ragazza di 15 anni prima con un coltello e poi dandole fuoco.
Ci sconcerta constatare come ancora oggi, per troppi uomini, la donna sia vista alla stregua di un proprio “oggetto” da possedere e come amare sia un verbo sempre pi๠difficile da coniugare in maniera corretta.
Così come ci scopriamo impreparati dinanzi ad una violenza che ormai tracima ovunque, invadendo i nostri computer, i nostri cellulari, le televisioni delle nostre case ed il nostro stesso cervello.
Nel pieno della bufera politico-finanziaria che avrebbe portato al varo del governo presieduto da Mario Monti, mi permisi di sostenere che la vera emergenza del nostro Paese non era quella dettata dal pessimo andamento dell’economia, bensì era quella educativa e sociale, riferendomi in particolare alla deriva comportamentale delle giovani generazioni.
Di questo ne sono sempre pi๠convinto. Ma il guaio è che questa deriva comportamentale sembra non avere pi๠alcun argine anche nel mondo degli adulti.
La nostra società  è sprovvista di modelli positivi, di esempi virtuosi. E’ sempre pi๠una società  anaffettiva ed allo stesso tempo invadente nella quale le contraddizioni feroci che l’attraversano, come dicono appunto i casi di violenza che siamo costretti a registrare, vengono fatte pagare sempre ai soggetti pi๠indifesi.
Una società  che si è illusa di poter fare a meno dell’educazione e della decenza, sostituite dalla prevaricazione e dalla volgare ostentazione. Ostentazione del potere come dei sentimenti. L’uno e gli altri da mettere in piazza, da condividere “in rete”, da consumare pi๠che da vivere.
La recente ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne è un segnale positivo da parte delle nostre istituzioni, perché assume questo odioso fenomeno come un fatto strutturale e pervasivo della società  che deve essere contrastato in maniera sempre pi๠incisiva attraverso una pluralità  di strumenti ed interventi.
La lotta al femminicidio ora potrà  essere combattuta con normative pi๠efficaci.
Ma il cammino è ancora lungo. E temo che sarà  bagnato da altri lutti e pianti perché, se la storia ci insegna qualcosa, è che, all’opposto delle donne, gli uomini sono pi๠capaci a toglierla, la vita, che a donarla.

 
Dino Perrone
Presidente Nazionale ACAI