Eâ destinata ad accompagnarci certamente a lungo lâemozione fortissima suscitata dalle prime parole pronunciate da Papa Francesco in Piazza San Pietro, nella sera della sua presentazione al mondo.
Parole umili e per questo ancora pi๠incisive.
Parole da âpastore premurosoâ, sfrondate da ogni retorica e distanza. Parole sapienti ed incoraggianti.
Parole sgorgate dal cuore e che hanno toccato il cuore di tutti.
Questo Papa venuto da lontano, âquasi alla fine del mondoâ eppure già così vicino, non puಠcerto lasciare indifferenti.
Non puಠche commuovere un Pontefice che, affacciato al balcone di Piazza San Pietro, si china e chiede al popolo dei fedeli di benedirlo.
Non solo parole, quindi, ma anche gesti che colpiscono, inteneriscono, fanno pensare. Seguiranno altre parole, seguiranno certamente altri gesti ancora pi๠significativi in un pontificato così aperto alla speranza per tutti.
Lâunico torto che ora potremmo fare al nuovo Papa è provare ad intrappolarlo sin da subito nelle tradizionali categorie, chiedendoci se il Conclave abbia scelto un progressista piuttosto che un conservatore.
Del resto, quando la Storia si materializza improvvisamente sotto i nostri occhi, a volte ci riesce difficile sostenerne lo sguardo e di conseguenza troviamo pi๠comodo rifugiarci nel riparo consueto dei luoghi comuni. E quanto accaduto in queste settimane, contrassegnate veramente da tanti momenti storici cui abbiamo assistito con crescente partecipazione, non ha fatto altro che confermare questo assunto.
Eâ pur vero che abbiamo vissuto ad un passaggio davvero inusuale dal vecchio al nuovo pontificato, attraverso lâesperienza di un Vaticano con una sede vacante ma senza lutto. Segno di una Chiesa chiamata a misurarsi, anche al suo interno, con realtà del tutto inaspettate. Ma tutto questo non deve indurci a banalizzare la figura del nuovo Pontefice, provando a ridurne la cifra appunto secondo consunte categorie.
La realtà è che i cardinali riuniti in Conclave hanno eletto un Papa del tutto nuovo.
Primo gesuita, primo latino-americano, primo a scegliere un nome, Francesco, che suona già come un programma pastorale.
Ma ciಠche pi๠colpisce in Papa Bergoglio è questa capacità di mostrarsi vicino al cuore delle persone.
Certo, il nuovo Papa ha davanti a sé tantissimi nodi da sciogliere. Eâ in discussione la permanenza delle radici cristiane in un mondo che, a partire dallâEuropa, è in piena secolarizzazione.
Una missione, pi๠che un compito.
La missione spirituale di riannunciare e comunicare il Vangelo in tutti gli angoli della Terra.
Per questa missione occorre una Chiesa non ripiegata su se stessa, preoccupata dei propri problemi interni. Ma, al contrario, serve una Chiesa aperta e dialogante. Una Chiesa che consola, soccorre, protegge.
Una Chiesa che non ha in ostilità il mondo, ma che a questo mondo vuole offrire una speranza, un significato, una ragione. Con lâumile ma tenace forza della Fede.
Papa Bergoglio viene descritto appunto come pastore umile e tenace, intransigente sui valori ed aperto sulle questioni sociali. Intransigenze ed aperture che sono necessarie per comprendere una società globalizzata che reca in sé ferite e conquiste, violenze e tenerezze, egoismi ed aperture, disincanti e speranze.
A tutto questo è chiamato il nuovo Pontefice. Ma a tutto questo sono chiamati gli uomini di buona volontà affinché Papa Francesco non sia e non si senta solo.
Mi sia consentita ancora una breve considerazione.
Lâelezione del nuovo Pontefice, fra i suoi molteplici e fecondi significati, ha avuto come effetto anche la liberazione da quel senso di profondo smarrimento che aveva attraversato il popolo di Dio allâindomani della rinuncia al soglio pontificio da parte di Papa Ratzinger.
La Chiesa, cioè, prosegue un cammino in realtà mai interrotto e neppure rallentato dal gesto di Benedetto XVI.
Il Papa Emerito, oggi per sua scelta ânascosto al mondoâ, mostrando la sua fragilità ha umanizzato il ruolo del Pontefice quale Vicario di Cristo. Di Colui, cioè, che a sua volta si è fatto uomo proprio per condividere appieno la fragilità della condizione umana.
Tutto questo, e non solo per noi cattolici, dovrebbe lasciare spazio non alle fantasiose congetture che ancora oggi vengono alimentate sui mass-media, ma solo alla preghiera ed al silenzio.
Dino Perrone