L’Italia sull’altalena

___________________________________di Dino Perrone

 

 
Siamo il Paese degli eterni paradossi, capace di mostrare comprensione più per i grandi evasori che per una pensionata colpevole, per amore di un bimbo, di infrangere il regolamento che vieta agli adulti l’utilizzo dei giochi di un parco comunale

Agosto, tradizionale periodo di vacanze.
E dunque svago, riposo, voglia di disimpegno, di tirar tardi sapendo che la mattina dopo finalmente non c’è un cartellino da timbrare, oppure una saracinesca da sollevare, ovvero un cliente da incontrare, o magari un adempimento burocratico da osservare.
Artigiani, commercianti, imprenditori, manager, impiegati, professionisti. Tutti liberati dall’ossessione del tempo e delle sue molteplici e spesso odiose scadenze.
Tutto questo per poco, ovviamente.
Sappiamo bene, infatti, che le vacanze e le ferie sono una bolla temporale destinata ben presto a svuotarsi, una semplice parentesi senza occupazioni e preoccupazioni nella trama di una vita, al contrario, fin troppo appesantita dalle une come dalle altre.
Tuttavia, a volte proprio nelle parentesi si nasconde la spiegazione ed il senso vero di una frase, di un discorso, di una storia. Le vacanze, come le affrontiamo, come le viviamo, persino come le subiamo, possono allora dirci molto di ciò che siamo davvero quando smettiamo di essere quello che ‘dobbiamo’ essere.
E ciò che, pure all’apparenza minimo, accade durante le vacanze ci racconta molto anche della nostra Italia.
Due soli esempi.
Il primo è fortunatamente positivo. Questa estate sta registrando un vero e proprio boom di iniziative per favorire la lettura anche nei luoghi di vacanza, persino sotto gli ombrelloni.
Da Mezzocorona nel Trentino a Montecorice in Campania, dai monti alla spiaggia, dalle metropoli ai piccoli centri è tutto un fiorire di appuntamenti incentrati sui libri.
Stabilimenti balneari, rifugi di montagna, lidi e biblioteche fanno a gara nel promuovere iniziative in grado di offrire la giusta risposta a quanti magari hanno dimenticato di riporre in valigia il libro preferito. Ce n’è per tutti i gusti. Poesie, romanzi, saggi per riscoprire il piacere antico della lettura, per immergersi in una dimensione diversa ed ‘arricchente’, per usare un aggettivo diventato ormai d’uso comune.
Un modo nuovo per vivere la vacanza, assaporando un piacere che spesso negli altri periodi dell’anno viene mortificato proprio dalla mancanza di tempo e di relax. Ed il ‘popolo delle vacanze’ mostra di gradire.
Niente male per un Paese nel quale appena il 13,8% della popolazione legge almeno un libro al mese. Niente male, anzi addirittura incoraggiante se consideriamo che siamo una società che, leggendo poco, finisce con il pensare anche poco. Con tutte le conseguenze del caso.
Andiamo ora al secondo esempio.
Qualche settimana fa a Dorno, in provincia di Pavia, una pensionata di 56 anni è stata multata di cento euro dai vigili urbani perché sorpresa a dondolarsi di fronte ad un bambino su quelle altalene per il cui funzionamento è appunto necessario che una persona si dondoli facendo da contrappeso all’altra.
Dai giornali abbiamo appreso che la signora in questione era addirittura recidiva, avendo già in precedenza posto in essere la condotta ‘incriminata’ pur di far compagnia a quel bimbo che, da solo, non avrebbe potuto giocare sull’altalena.
Ovviamente, anche nella sua apparente assurdità, il divieto esiste, presumibilmente concepito a tutela proprio dell’incolumità personale di grandi e piccini.
Infatti il regolamento comunale del centro pavese prevede che ‘ i giochi del parco possono essere utilizzati solo da bambini di età inferiore ai 12 anni”. E dal divieto discende la sanzione applicata alla lettera dalla polizia municipale di Dorno.
Tutto corretto, quindi. Tutto secondo legge. Anche se, forse, non secondo il comune buonsenso che dovrebbe comunque consentire agli adulti, in situazioni di sicurezza, di accompagnare i bambini a giocare sull’altalena.
Tuttavia il punto nodale di questo piccolo episodio non attiene alla liceità o meno dei comportamenti in questione ma riguarda piuttosto quello che, in filigrana, esso ci ‘narra’ del nostro Paese,
Un Paese che si mostra allo stesso tempo occhiuto e miope, attento e svagato, capace di accanirsi fino allo stremo sulle cose minime e di distrarsi colpevolmente sulle grandi questioni. Dove la forma conta più della sostanza, elaborando norme che, per tutelare chi amministra, lambiscono i confini dell’assurdo.
Un Paese, il nostro, pervaso da improvvisi furori e persistenti dimenticanze, sospeso fra ricorrenti vampate giustizialiste e tentazioni di generalizzati perdonismi. Dove è più frequente beccare chi ruba qualche mela al supermercato piuttosto che riuscire a stanare un grande evasore fiscale. E, cosa ancora più grave, dove si è propensi a concedere qualche attenuante al grande evasore piuttosto che al piccolo ladro per necessità. Dove, come insegna la vicenda dell’Ilva di Taranto, riesce difficile conciliare due diritti parimenti essenziali come quello alla salute e quello al lavoro.
Personalmente preferirei vivere in un Paese dove i comportamenti di ognuno fossero ispirati non solo dalla legge ma anche dal senso comune, dal buonsenso. E prima ancora, dall’umanità e dall’intelligenza.
Ma il nostro essenzialmente è un Paese che ancora non ha deciso cosa essere da grande.
Un Paese insomma sempre adagiato, tutto intero, su una pericolosa altalena.
 

Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI 


 

 

Archivio