La vera banalità che nasconde il “benaltrismo”

________________________________di Dino Perrone

 

Suscitano sempre molte reazioni gli interventi del Papa in materia di lavoro ed economia. Non manca persino chi per tutto questo prova un malcelato fastidio. Ma di cosa dovrebbe occuparsi il Pontefice se non dell’umanità nella sua interezza ?

Le parole di Papa Francesco non sono mai banali.

Banali, semmai, sono alcuni commenti di quanti vorrebbero addirittura indicare al Papa di cosa occuparsi e di cosa no.

L’ultimo esempio di banalizzazione è scaturito all’indomani della denuncia del Santo Padre contro una società miope “che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti”. Denuncia contenuta nel discorso fatto ai delegati al Congresso nazionale della Cisl svoltosi pochi giorni addietro.

Il forte monito per “un nuovo patto sociale, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per  permettere ai giovani, che ne hanno il diritto-dovere, di lavorare” è stato, da alcuni, ritenuto completamente sbagliato e fuorviante.

E ciò sulla semplice constatazione che mandare le persone prima in pensione non determina automaticamente nuova occupazione.

Secondo alcuni osservatori, infatti, accrescere il numero dei pensionati non crea lavoro per i giovani, ma fa sì che il loro lavoro debba mantenere più persone, perché è la popolazione attiva che paga per chi attivo non lo è più. In conclusione, mandare in pensione un po’ prima i padri non basta a far spazio ai figli.

Ridurre tuttavia solo a questo meccanicismo la portata del messaggio di Papa Bergoglio è davvero qualcosa di sconcertante.

Il Santo Padre, in realtà, ha detto molto di più.

Ha posto l’accento su quella natura sociale dell’economia e dell’impresa che invece oggi stenta a trovare cittadinanza e che tanti danni, non solo economici ma anche sociali, sta producendo. Ha incalzato il sindacato su temi concreti, invitandolo a rinascere “ogni giorno nelle periferie esistenziali” ed a trasformare “le pietre scartate dell’economia in pietre angolari”.

Se invece manca questa tipica e diversa dimensione, ha sottolineato il Pontefice, “anche l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia”.

E non ha mancato, Papa Francesco, di invitare a riflettere anche sull’importanza della dignità umana oltre la dimensione del lavoro “perchè la persona non è solo lavoro”.

Un discorso forse “politico”, oppure “sindacale”, quello pronunciato da Bergoglio ? Un discorso quasi a voler rubare il mestiere altrui ? Non lo so. Ma in ogni caso certamente non un discorso banale e, soprattutto, perfettamente legittimo.

Mi verrebbe da chiedere a quanti non perdono occasione di lamentarsi che il Papa faccia incursioni in campi non di sua competenza quali invece siano, appunto, a loro parere le “competenze” di un Papa.

Sono sicuro che da tutti costoro non avrei mai una risposta univoca.

Sono sicuro che molti farebbero ricorso al cosiddetto “benaltrismo”. A quell’atteggiamento piuttosto ipocrita per cui, se qualcuno solleva un problema, gli si risponde sempre che ben altri, appunto, sarebbero i problemi da affrontare. Con il risultato che, alla fine dei conti, non si affronta e meno che mai si risolve alcun problema.

Seguendo questa logica, il Papa dovrebbe occuparsi di altro, di ben altro, visto che non è ferrato in materia economica.

Ma di cosa dovrebbe occuparsi Bergoglio se non dell’uomo nella sua interezza ? E cosa ha fatto, in questa occasione come in tutte le altre che l’hanno preceduta, se non parlare appunto all’umanità intera con un linguaggio partecipato ed incisivo ?

Il Papa guarda l’uomo, ogni uomo, nella sua insondabile complessità. E prova a stare al suo fianco, a sostenerlo nella sua quotidiana fatica di vivere.

Personalmente, preferisco sapere di poter contare su un pastore che si occupa sempre di ogni aspetto del suo gregge.

E mi conforta non poco, nel mio lavoro quotidiano, avvertire l’attenzione a quelle tematiche sociali che certa cultura imbevuta di cinismo vorrebbe relegare sullo sfondo del nostro panorama esistenziale.

Il “benaltrismo” nasconde solo una profonda sfiducia nella capacità dell’uomo di voler affrontare i problemi. E quando poi si riferisce al Papa mostra tutta la sua inconcludenza.

 



 


Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI