Il paesaggio umano di un Paese traballante

________________________________di Dino Perrone

 

L’Italia è chiamata ad affrontare le conseguenze di un terremoto che rischia di lasciare macerie esistenziali ancora più difficili da rimuovere di quelle materiali. Specialmente se, nella ricostruzione, non si terrà conto anche delle peculiarità lavorative dei centri che sono stati colpiti

Cosa resterà dopo questa specie di danza terribile e lenta?
Cosa resterà alla fine di questa ricorrente paura che a più riprese ha scosso non solo la terra compresa tra Lazio, Marche ed Umbria ma il profondo del nostro essere ?
Cosa insomma resterà davvero in piedi, quando finalmente questo lungo terremoto che ha colpito l’Italia centrale a partire dalla fine di agosto potrà dirsi finito ?
Sono settimane attraversate dal dolore e dalla preoccupazione.
La macchina della ricostruzione è già in movimento. Ed è una macchina, lo sappiamo bene, che ha bisogno di molto carburante per poter viaggiare veloce. Dall’Unione Europea in questo senso giungono confortanti segnali di apertura. Le spese straordinarie che il governo è chiamato ad affrontare non verranno infatti computate tra quelle oggetto di monitoraggio per il rispetto del patto di stabilità. Con buona pace dei severissimi e spesso occhiuti sacerdoti del rigore economico di stanza a Bruxelles e Strasburgo.
Resta però la necessità di fare presto. E bene.
Mentre redigo queste note si parla di oltre centomila sfollati a cui dover assicurare un alloggio ponendoli al riparo dalle scosse telluriche che hanno squassato l’Appennino centrale e dai rigori della stagione invernale. Ma davvero in questo caso i numeri sono anche loro ballerini, proprio come i nostri territori.
Già in passato ho detto che siamo un Paese fragile, costruito spesso in maniera irresponsabile e tutelato anche peggio.
Insufficiente cultura della prevenzione, scarsa pianificazione architettonica secondo criteri antisismici, disprezzo neanche tanto dissimulato per una efficace cura del territorio. Tutto si tiene, purtroppo, e conseguentemente tutto poi crolla.
La natura continua a presentarci conti via via più salati, tormentando intere comunità che a questo punto temono uno spaesamento non solo materiale ma anche esistenziale.
E lo spaesamento, la perdita di identità individuale e collettiva sono davvero il più terribile dei lasciti che bisognerà assolutamente evitare quando, lo ripeto, questo fenomeno sismico potrà dirsi finalmente concluso.
Sarà cioè necessario impedire che alla devastazione materiale si aggiunga una devastazione dell’animo che richiederebbe una ricostruzione ancor più delicata e profonda per sconfiggere un senso di atavica incertezza che, invece, rischia già oggi di far capolino tra quanti in pochi secondi si sono visti portar via tutto. Affetti, ricordi e lavoro.
Ed è proprio sul lavoro che occorrerà tenere alta l’attenzione, nel processo di ricostruzione che andrà a compiersi nei borghi dell’Italia centrale stritolati dalla morsa del terremoto. In molti casi, in questi centri il lavoro è rappresentato non solo dalle piccole imprese ma anche da un semplice negozio, da una bottega, da un artigianato imbevuto di una tradizione familiare che ha attraversato generazioni.
Bisognerà essere delicati, non facendo calare dall’alto dei modelli produttivi estranei a questa silenziosa cultura del fare. Come per i monumenti, come per le basiliche, come per tutte le opere d’arte che da Amatrice a Norcia hanno subito la scudisciata del terremoto, bisognerà rispettare la storia.
E la storia di un piccolo borgo, come quella dell’intero Paese, è il suo lavoro. E’ quella la testimonianza più autentica del suo essere davvero una comunità.
Tutelando tutte le tipicità e le forme del lavoro presenti in quei luoghi oggi feriti si riuscirà ad impedire che alle devastazioni materiali si aggiungano le lesioni di un paesaggio umano che, già prima di questo lungo terremoto, è stato costretto a muoversi tra le rovine di un Paese traballante e sempre troppo disattento alle esigenze profonde dei suoi cittadini.

 

 

Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI