Diciamo addio al 2012, stretti tra lo spread che non scende e lâImu che è troppo alta. Un addio senza rimpianti ad un anno di guerra nel quale persino Ges๠Bambino rischia di venire sommerso e dimenticato tra mille odiose scadenze
Ed alla fine è arrivato anche il Santo Natale, quello che è sempre stato lâatteso giorno di tregua in una guerra lunga tutto lâanno.
Ma queste festività natalizie si sono affacciate su un panorama desolante di crescenti macerie, economiche e sociali.
Eâ stato calcolato che nel 2012 due terzi delle famiglie italiane hanno fatto ricorso ai propri risparmi per fronteggiare le tante emergenze quotidiane, prelevando mediamente circa 220 euro al mese e âbruciandoâ in tal modo una cifra che si aggira attorno ai ventuno miliardi di euro.
E per quanti non hanno avuto risparmi a cui attingere, pensiamo in particolare alle giovani coppie, lâunica alternativa è stata rappresentata dal massiccio ricorso a forme di prestito.
A tal proposito è interessante notare come il 54% di costoro ha richiesto un aiuto economico non alle banche oppure alle società finanziarie ma alla loro famiglia, a conferma di come questâultima rappresenti ancora lâunica forma di welfare davvero efficiente del nostro Paese.
Questa, in fondo, è la pi๠fedele fotografia di fine anno di una Italia oramai avvitata su se stessa.
La flessione dei redditi ha condotto infatti ad una riduzione del tasso di risparmio ed al conseguente aumento dellâindebitamento delle famiglie che hanno dovuto attingere alle loro âriserveâ.
Famiglie di un Paese che è arrivato a raschiare il fondo del barile ma che è costretto a continuare a scavare.
Un Paese che negli ultimi mesi ha visto diminuire di oltre il dieci per cento le nuove assunzioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e, nel contempo, ha dovuto registrare un preoccupante aumento dei licenziamenti. Il tutto mentre lo stesso contratto di apprendistato, cardine della riforma del mercato del lavoro che reca la firma del ministro Fornero, ha fatto registrare un calo sia in termini di assunzioni che di trasformazioni in contratti a tempo determinato al termine del periodo di formazione.
In questo quadro, era pertanto del tutto illusorio prevedere che questo non sarebbe stato un Natale di crisi, con le tredicesime già completamente impegnate per far fronte a debiti, mutui e scadenze. Non a caso molte indagini statistiche quantificano in oltre settecento milioni di euro la cifra che questâanno non sarà spesa per i regali rispetto a dodici mesi fa.
Tutto ciಠa conferma di come la cura energica a cui è stato sottoposto il Paese per mano dellâesecutivo âtecnicoâ, giunto in questi giorni al capolinea, ha forse posto le premesse per rimettere in piedi lâItalia di domani, ma di certo ha messo in ginocchio gli italiani di oggi.
Questo è insomma un Natale da sopravvissuti.
Con pochi ed incerti segnali di speranza.
Con una ripresa che resta nel limbo delle buone intenzioni. Con una crescente ansia per il futuro che non ha nulla a che vedere con la pi๠volte evocata ed innocua profezia dei Maya sulla fine del mondo e che, invece, ha molto a che vedere con la pericolosa incapacità delle classi dirigenti di riprendere la giusta rotta, finalmente disincagliando la nave italiana dalle secche di una crisi sempre pi๠insopportabile.
Questo è il Natale dello spread e dellâImu.
Questo, come detto, è un Natale da sopravvissuti che rischia di farci dimenticare la bellezza e la forza salvifica di questo evento.
Un Natale nel quale oramai persino il bambinello Ges๠rischia di restare sullo sfondo. In passato era quasi soffocato dal polistirolo delle tante confezioni regalo che avevano ridotto il messaggio cristiano ad un messaggio pubblicitario.
Oggi invece, in questo opaco presente, Ges๠Bambino rischia lui pure di venire considerato quasi un lusso per le nostre coscienze. Un lusso da non poterci pi๠consentire perché abbiamo altro, tanto altro a cui pensare.
Ma questo sarebbe davvero il frutto pi๠amaro ed inaccettabile, in coda ad un 2012 cui dire addio senza rimpianti.
Facciamo allora in modo che, almeno in queste ore, tutto ciಠnon accada. Lasciamo il Natale e la sua necessaria ed insopprimibile poesia lontano dallo spread, dallâImu e dalle tante altre odiose scadenze che squadernano la nostra vita, inaridendola nel profondo.
Auguri, allora. Auguri, nonostante tutto.
Ne abbiamo davvero bisogno.
Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI