Il grande assente della campagna elettorale

___________________________________di Dino Perrone

 
Nell’Italia chiamata alle urne sembra aver perso diritto di cittadinanza il tema del lavoro. Di come crearlo e difenderlo. Eppure si tratta della principale emergenza con la quale si dovrà  continuare a fare i conti nei prossimi anni

Sono stati davvero molti, anzi decisamente troppi, i temi importanti rimasti desolatamente ai margini di questa convulsa ed in fondo deprimente campagna elettorale.
Ad esempio, sono state solo sfiorate le questioni riguardanti la famiglia, l’educazione, l’accoglienza, la tutela ambientale, la difesa dei giacimenti culturali presenti nel Paese.
Ma soprattutto si è discusso assai poco ed in maniera frammentata di lavoro. Di come crearlo e garantirlo, di come valorizzarlo e difenderlo.
Sembra quasi che, nel fuoco incrociato dei partiti, sia stato ridotto in cenere il diritto di cittadinanza di questo tema caldissimo.
E ciಠè francamente paradossale, oltre che preoccupante.
Infatti, in questa nostra Italia chiamata alle urne, proprio il lavoro rimane la vera e principale emergenza.
Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat, dallo scorso luglio ad oggi l’occupazione è diminuita di ben 302mila unità  ed a dicembre il tasso di disoccupazione è salito all’11,2%.
Secondo molti analisti, oramai nel nostro Paese siamo chiamati a fare i conti con una terza componente della disoccupazione, che si è aggiunta a quella costituita dai giovani che non trovano lavoro ed a quella rappresentata dalle donne che, da “inattive” o “scoraggiate”, si sono messe a cercare lavoro per rimpinguare gli esangui bilanci familiari.
Questa terza componente è rappresentata dai tantissimi lavoratori che hanno perso il lavoro e non riescono a trovarne un altro.
Una componente destinata a suscitare notevole allarme sociale e che rappresenta l’amarissima controprova della situazione estremamente delicata e difficile in cui versano le aziende e le imprese italiane.
Aziende ed imprese alle quali sembra non aver giovato affatto neppure la riforma Fornero che, anche a causa della scarsa presa che ha avuto finora il contratto di apprendistato, ha finito con ingessare la stessa flessibilità  in entrata.
Non a caso le aziende italiane prevedono di assumere nel primo trimestre dell’anno poco meno di 140mila lavoratori, vale a dire il 26% in meno rispetto ad appena un anno fa, e di questi solo un terzo sarà  rappresentato da giovani al di sotto dei ventinove anni.
Previsioni poco incoraggianti, dunque, per una economia come la nostra che non solo continua a perdere significative quote di mercato internazionale ma che non riesce neppure ad alimentare adeguatamente la domanda interna.
Nei prossimi mesi rischiamo perciಠdi venire stritolati da una domanda di lavoro debole e da una disoccupazione crescente che impongono risposte adeguate.
Su tali questioni abbiamo registrato, in campagna elettorale, poche e confuse affermazioni di principio.
Ed intanto sono sempre pi๠numerosi e dolorosi i casi di imprese, soprattutto tra le pi๠piccole, costrette a chiudere per carenza di domanda e di liquidità  per sostenere i costi fissi.
Tutto ciಠsi riflette pesantemente sul reddito disponibile delle famiglie e sulla loro propensione al consumo, alimentando un vortice economico negativo dal quale non si riesce ad uscire.
Il lavoro, dunque, è stato il grande assente della campagna elettorale. Un assente del tutto ingiustificato perché dietro ogni lavoro c’è una persona, una famiglia, una vita che debbono essere adeguatamente prese in considerazione da quanti si propongono alla guida del Paese.
Abbiamo assistito invece ad una campagna elettorale giocata molto sulle promesse di riduzione del carico fiscale e poco, troppo poco, sulle politiche di sviluppo e di sostegno al reddito.
Una campagna elettorale che, da questo punto di vista, ha rappresentato dunque una grande occasione sprecata.
Si attendeva una risposta chiara dalle forze politiche, con precise assunzioni di responsabilità .
Purtroppo questa attesa sembra destinata a protrarsi ben oltre l’esito del voto.

Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI