Il Giubileo per ritrovarsi, comprendersi, rinnovarsi

________________________________di Dino Perrone

 

L’Anno Santo dovrebbe far giungere a Roma, nell’arco dei prossimi dodici mesi, milioni di pellegrini da tutto il mondo. Una occasione preziosa per ripensare, in questi tempi feroci e smemorati, al senso della misericordia e del perdono

Una straordinaria occasione di meditazione sul senso ultimo e profondo della vita, sulla natura dell’uomo, sul peccato e sulla redenzione.
Questo, anche tutto questo, è il Giubileo Straordinario della Misericordia iniziato lo scorso otto dicembre con la celebrazione del primo rito, ovvero l’apertura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro.
Il Giubileo che chiama a raccolta l’intera umanità. Quella stessa umanità che, immersi nel nostro vischioso egoismo quotidiano, rischiamo invece di smarrire ad ogni passo.
Il Giubileo per ritrovarsi, comprendersi, rinnovarsi.
Ed è un Giubileo carico di significati, avviato ufficialmente nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II, il Concilio cioè della svolta, dei cambiamenti, della modernizzazione. Ma cominciato, in realtà, già qualche settimana prima con l’apertura della porta in legno e vetro della cattedrale di Bangui, in Centrafrica. In una terra, come in quell’occasione ha sottolineato Sua Santità, “che soffre da diversi anni la guerra, l’odio, l’incomprensione, la mancanza di pace”. Una terra sofferente, assurta a simbolo di un mondo a sua volta sempre più sfigurato e dolente.
Giubileo della Misericordia, dunque.
Quella stessa misericordia richiamata da Papa Francesco già al suo primo Angelus, laddove ebbe a dire che “un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto”, aggiungendo che tutti “abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo padre misericordioso che ha tanta pazienza”.
Concetti cari al Santo Padre che ne stanno caratterizzando il pontificato in maniera sempre più incisiva.
“La misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa. Essa ci relaziona all’Ebraismo e all’Islam, che la considerano uno degli attributi più qualificanti di Dio”. Questo vero e proprio messaggio ecumenico, contenuto a sua volta nella bolla pontificia Misericordiae Vultus, oggi assume una valenza ancora maggiore alla luce dei tragici fatti legati alla recrudescenza del terrorismo di sedicente matrice religiosa.
Stando alle stime del Censis, a Roma in questo anno giubilare dovrebbero arrivare 33 milioni di pellegrini, il 70 per cento dei quali dall’estero. Tredici i grandi eventi, tutti con la partecipazione di Papa Francesco, che scandiranno i prossimi mesi. Tredici eventi legati dall’esigenza di rendere chiaro a tutti, in particolare ai lontani, a chi si sente “fuori” dalla Chiesa, che le porte della stessa Chiesa sono sempre aperte.
Una missione chiara, nel solco di quel concetto di “Chiesa in uscita”, che rappresenta, proprio con la misericordia, l’altro tratto evidente di questo pontificato.
Una Chiesa che, sempre per richiamarsi alle parole di Papa Francesco, “deve ritrovare il senso della missione che il Signore le ha affidato”.
Giustamente l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione, ha dichiarato che le parole del Papa provocano in primo luogo la Chiesa ma coinvolgono anche le autorità e le istituzioni laiche alle quali Papa Francesco mette di fronte un modello inequivocabile nell’approccio, ad esempio, ai temi dei flussi migratori e dell’amnistia.
Non a caso monsignor Fisichella ha sottolineato che “l’attenzione verso le persone che vivono un profondo disagio di emarginazione ben si coniuga con il tema della misericordia che volge il suo sguardo soprattutto alla dimensione del perdono, di cui molti tratti della cultura odierna sembrano aver dimenticato perfino l’esistenza”.
Siamo immersi e rischiamo di annegare in un mondo privo di misericordia, come ho scritto la volta scorsa. Ora, con questo Anno Santo straordinario voluto da Papa Francesco, ci viene tesa una mano. Stringiamo questa mano, non facciamola scivolare via.

 

 

 

 

Dino Perrone

Presidente Nazionale ACAI