Famiglie ed imprese nel gorgo della crisi

___________________________________di Dino Perrone

 

 

Negli ultimi sei anni il potere di acquisto dei nostri nuclei familiari si è ridotto del dieci per cento. Ennesimo segnale di allarme a sirene spiegate causato da una recessione economica che rischia di travolgere anche il sistema industriale del nostro Paese. Ma la politica sembra intenta a badare solo a se stessa

Credo sia capitato un po’ a tutti, almeno una volta, di mettere le mani in tasca e di non trovare quanto si era invece convinti di avere nel portafoglio. Di solito comincia così una ricerca affannosa per ricordare dove è stata spesa questa o quella banconota, in modo da far tornare i conti ed avere almeno la consolante certezza di non avere smarrito quanto non si ritrova pià¹.
Ebbene, negli ultimi tre anni   le famiglie italiane hanno invece “smarrito”, e non speso, qualcosa come novanta miliardi di euro.
A tanto ammonta la perdita secca del reddito disponibile dovuta alla crisi. Ed in questo caso è davvero inutile rivoltarsi le tasche, perché questa somma, pur senza essere stata spesa, non puಠessere pi๠ritrovata.
Secondo gli esperti, questa fase di contrazione perdurerà  fino a tutto il 2014, con buona pace di quanti si spendono invece in periodiche rassicurazioni su una ripresa che annunciano imminente.
Cifre alla mano, la realtà  è molto pi๠ruvida e disadorna.
Essa ci racconta di un Paese stremato nel quale i nuclei familiari sono oramai sulle ginocchia, piegati da una crisi economica che non accenna a dare loro alcuna tregua e che in sei anni ne ha ridotto del 10% il potere di acquisto.
Il traguardo della famosa   “quarta settimana” del mese comincia a farsi arduo da raggiungere già  all’inizio della terza. Le famiglie, insomma, semplicemente non ce la fanno pià¹.
Questa perdita di reddito sta incidendo pesantemente sul nostro stesso prodotto interno lordo, costituito in larghissima parte proprio dalla domanda interna. Una domanda che certamente non puಠvenire alimentata in presenza di tanti fattori recessivi che stanno cominciando ad intaccare persino i risparmi.
In questo quadro non saranno certi le piccole quanto timide agevolazioni fiscali previste dalla pi๠recente versione della Legge di Stabilità  a restituire le necessarie dosi di ossigeno a quanti stanno soffocando da troppo tempo.
L’aumento a 950 euro della detrazione-base per figli con pi๠di tre anni ed a 1.220 euro del parametro per i bambini fino a tre anni rappresentano il tentativo di provare a svuotare il mare con un secchiello.
Ci sarebbe bisogno di ben altro, per le famiglie italiane.
Ci sarebbe bisogno di una visione strategica che stenta invece a definirsi, di un respiro pi๠ampio, di uno sguardo d’insieme che non si accartocci sul contingente ma delinei una logica di intervento coerente e coesa.
Siamo infatti dinanzi non pi๠ad una semplice fase di recessione ma ad una vera e propria depressione economica.
Servirebbero quindi strumenti pi๠efficaci ed un generale sforzo di fantasia che perಠnon sembra consentito dal crescente incresparsi delle acque politiche italiane.
Il rischio di una campagna elettorale destinata a trascinarsi per molti mesi è infatti sempre pi๠concreto e non rappresenta certo il viatico migliore per avviare il Paese verso una concreta soluzione dei suoi problemi.
La politica sembra nuovamente in   procinto di tornare ad occuparsi solo di se stessa, dei suoi tatticismi, delle sue lotte intestine. Il Paese con il suo carico di problemi irrisolti rischia di venire relegato sullo sfondo, nel dimenticatoio. Di essere un mezzo, il mezzo per conquistare consensi e potere, e non il fine.
Eppure basterebbe tornare ai fondamentali del nostro vivere civile e della nostra economia per restituire almeno un filo di speranza agli italiani.
Basterebbe appunto tornare ad occuparsi concretamente delle famiglie e delle imprese.
Basterebbe non dimenticare che le prime vivono in condizioni di profondo disagio e necessitano di interventi di sostegno non episodici e che le seconde non sono ancora poste in condizione di affrontare adeguatamente le sfide della globalità  e della concorrenza.
Basterebbe, per rilanciare la domanda interna e far ripartire i consumi, un maggiore alleggerimento del peso fiscale sui salari e sulle pensioni.
Ma anche questa ultima strada appare fin troppo ostruita dai vincoli di bilancio. Vincoli tuttavia, è questo il punto, che perಠnon conducono tanto a stabilizzare il Paese, come pure sarebbe nelle intenzioni, quanto piuttosto ad imbalsamarlo, a soffocarlo.

 


Dino Perrone
Presidente nazionale ACAI  


 

 

Archivio