Divisi dal colore, uniti dal senso di responsabilità

Diario Italiano di Dino Perrone

Giallo, arancione e rosso. I tre colori di un semaforo che, si spera, possa fermare o almeno rallentare la circolazione del Covid-19 nelle nostre regioni.

Una policromia di cui tutti avremmo fatto volentieri a meno. Ma occorre guardare in faccia una realtà che resta estremamente preoccupante per una Italia che, dopo l’ultimo decreto del Presidente Conte, si ritrova distinta in tre livelli di pericolosità contrassegnati, appunto, da tre diversi colori ai quali corrispondono misure “contenitive” via via più stringenti.

Sperando che, il prima possibile, a questi tre colori si sostituisca solo il verde del pericolo scampato, il segnale di un ritorno alla tanto auspicata normalità.

Ma oggi purtroppo non è così.

Ed oggi più che mai non è il tempo delle polemiche ma occorre che tutta la politica, tutti i partiti, tutti i corpi sociali perseguano il bene comune per aiutare il Paese a liberarsi da una emergenza sanitaria che è oramai tracimata anche in una emergenza economica parimenti pericolosa poiché sempre più acuta e devastante.

Siamo chiamati ad unirci attorno ad un comune senso di responsabilità, tutti quanti. Ognuno per la sua parte. E’ una battaglia che può essere vinta solo mettendo in soffitta gli interessi particolari e portando invece un contributo di serietà ed anche di serenità.

I toni alti, le polemiche urlate, le reciproche delegittimazioni non servono a niente quando è in gioco, come in questo caso, la salute dei cittadini e la tenuta economico-sociale del Paese.

Inutile nasconderlo. Ci aspettano altre durissime settimane. Ci aspettano altre limitazioni alle nostre libertà quotidiane. Ma sono sacrifici indispensabili se si vuole davvero allontanare il pericolo di una epidemia fuori controllo.

E’ dunque il momento della serietà. E’ il momento di mostrare la faccia migliore di un Paese che già in passato ha saputo rialzarsi e curare ferite profonde.

E’ il momento della serietà, certo. Ma anche del coraggio. Il coraggio di dire la verità al Paese, facendo ammenda di ritardi ed eventuali errori, aprendosi ad un dialogo costante con i territori, le comunità, le singole categorie. Forse tutto questo finora non è stato sufficiente, forse in qualche caso ci si è sentiti esclusi da alcune decisioni. Ed alcune di queste decisioni forse non sono state neppure adeguatamente spiegate.

Tutto questo deve cambiare, d’ora in avanti, per fare in modo che, ripartendo dalle persone e dal lavoro, la gente non si senta sola in un momento altamente drammatico come questo.

E’ davvero in gioco il bene comune.

Oggi siamo divisi dai colori, a seconda della regione in cui viviamo. Ma dobbiamo sentirci uniti dalla responsabilità, dall’essere una comunità che vuole riappropriarsi della propria vita senza lasciare indietro nessuno.

So bene che il nostro è un Paese nel quale storicamente, purtroppo, quasi ogni scelta alla fine viene vissuta come divisiva, se non addirittura punitiva per qualcuno. Ma oggi bisogna dimostrare di saper affrontare la complessità delle questioni che abbiamo innanzi con la fermezza ma anche con una più avvertita capacità di inclusione che l’attuale emergenza richiede.

Se il sistema Italia non si dimostrerà all’altezza di tutto ciò, magari grazie ad un vaccino prossimo venturo il virus riusciremo comunque a sconfiggerlo. Ma la fibra morale della nostra società ne uscirà comunque devastata per sempre.