Comunicato Stampa

 

 

IN DIFESA DEL LAVORO AUTONOMO E DELLE IMPRESE:

COMUNICATO STAMPA DEL PRESIDENTE DELL’ACAI

 

 

Lo scorso 3 luglio il Ministero del Lavoro ha promosso a Bari un convegno nazionale per illustrare le iniziative del Governo in materia di lotta all’economia sommersa ed illegale. In tale occasione il sottosegretario di Stato Rosa Rinaldi ha indicato negli indici di congruità e negli studi di settore gli strumenti più idonei per combattere la piaga dell’evasione fiscale.

Ma alle buone intenzioni del Governo fanno eco le crescenti perplessità delle organizzazioni di categoria.


L’economia italiana stenta infatti a rimettersi in moto. Le imprese sono costrette sulla difensiva, non rischiano, non investono, non competono. I consumi si contraggono anche perché troppe famiglie hanno la concreta preoccupazione di arrivare alla quarta settimana del mese.

Il Paese rischia di fermarsi, ingabbiato. L’Italia, in campo economico, è a rischio di crescita zero.

In questo quadro sarebbero auspicabili iniziative politiche di sostegno ed incentivazione, capaci di rimettere in marcia nel suo complesso il nostro sistema produttivo.

Invece si preferisce concentrarsi solo sulla leva fiscale, agitandola come una minacciosa clava sulle teste dei contribuenti.


L’Acai, già nelle scorse settimane, ha mosso pesanti critiche all’azione dell’Esecutivo Prodi, sottolineando l’esigenza che su questi temi si proceda ad una concertazione tra le parti sociali, piuttosto che adottare unilateralmente provvedimenti di chiara ispirazione punitiva.

Con gli indici di congruità si definisce per legge il numero dei dipendenti che ogni impresa deve assumere per poter svolgere una determinata attività.


Gli studi di settore tendono ad accertare in via presuntiva il reddito da lavoro autonomo, sulla base di calcoli statistici che troppo spesso non colgono la sostanza dei problemi che debbono affrontare quanti vogliono intraprendere, rischiare in proprio, investire per creare ricchezza.

L’adozione di simili strumenti di controllo fiscale si fonda su un ragionamento che è palesemente errato nella premessa e pericoloso nelle conclusioni.


La premessa è che esiste una Italia buona e degli onesti, rappresentata solo dal lavoro dipendente, cui si contrappone una Italia cialtrona e furbastra, perennemente votata all’evasione ed all’elusione fiscale, costituita invece dal lavoro autonomo e dalle imprese.

La conclusione è che solo colpendo imprese e lavoro autonomo si può recuperare alla legalità il nostro Paese.


Un ragionamento sbagliato quanto miope, figlio di un ideologismo esasperato che caratterizza alcune componenti estreme dell’attuale maggioranza e che, certo, non contribuisce a rasserenare il clima del Paese, recuperando un corretto rapporto tra Fisco e contribuenti.


Al riguardo l’Acai non si accontenta delle annunziate correzioni di rotta, a partire dal promesso depotenziamento degli indici di congruità. Si tratta solo di un affannoso quanto tardivo recupero del dialogo con le categorie interessate che però non mette in discussione l’impianto generale che resta, oggettivamente, squilibrato in favore di una sola parte sociale.


L’Acai esige quindi maggior rispetto per il lavoro autonomo e per le imprese che, insieme, costituiscono l’ossatura vera del nostro sistema economico. 

Dal Governo Prodi ci attendiamo non la “gendarmeria fiscale” ma politiche di sostegno e di incentivazione. Solo così l’Italia riprenderà la marcia, agganciando il treno di una ripresa economica internazionale che invece, allo stato, rischia di ignorare il nostro Paese.

 

Roma, 12 luglio 2007

Dino Perrone

Presidente nazionale A.C.A.I.